DIALOGHI

martedì 7 luglio 2015


Cio’ che si dicono due o più personaggi.
O nel caso di una voce fuoricampo, ciò che un personaggio dice allo spettatore.

Per i dialoghi, più che soffermarmi sulla forma, bisogna invece parlare, almeno in linee generali, della loro funzione narrativa.


A COSA SERVONO I DIALOGHI?
Famosa la frase di Hitchcock: “scritta la sceneggiatura, si aggiungono i dialoghi e si gira”.
Quindi per Hitchcock i dialoghi avrebbero un’importanza più che mariginale? Probabile, ma l’intento di questa frase, più che di gettare scredito sui dialoghi, è enfatizzare l’importanza delle azioni e degli eventi sui quali la storia deve potersi reggere a prescindere dai dialoghi.
(Ma non ci sfugge che anche i dialoghi sono di per sé delle azioni e che a volte uno degli eventi principali potrebbe reggersi su una frase o una parola.)

A cosa servono dunque i dialoghi?

In ordine di importanza:
  • Muovere la storia in avanti (anche se è sempre preferibile farlo con le azioni);
  • Dare informazioni;
  • Caratterizzazione del personaggio;
  • Caratterizzazione dell’ambiente;
Quindi una buona linea di dialogo non è la trasposizione delle chiacchiere o dei discorsi che avvengono nella nostra realtà, ma è un elemento narrativo che dovrebbe ogni volta assolvere a tutte le funzioni suddette o almeno a un paio di queste.

NOTA:

I dialoghi non servono mai a rivelare i veri pensieri del personaggio e quindi il personaggio stesso.
Un personaggio potrebbe anche dire: “Io penso che…”, oppure “Ho l’intento di… “, ma abbiamo imparato a diffidare da quello che dicono le persone.
I personaggi si rivelano solo attraverso le azioni, o meglio attraverso le loro scelte.

Il comandamento è: Sei ciò che fai, non ciò che dici di essere.

--> Ma di questo ne riparleremo.

Comunque, per chi non volesse scrivere un film muto (sebbene si possa fare), queste erano le principali funzioni di un dialogo.


Spesso i dialoghi servono anche a caricare un concetto di significato, a creare una pausa lirica e ad altre funzioni che per adesso non occorre trattare.

PICCOLA PARENTESI SULLA VOCE FUORI CAMPO
Adesso che sappiamo che i veri pensieri dei personaggi non è opportuno rivelarli con il dialogo, viene da chiedersi a cosa serva la voce fuori campo.

Molti dei maestri per lungo tempo l’hanno disprezzata poiché riduceva un film ad un racconto orale con delle immagini di sfondo.
Ma la voce fuori campo trova posto nelle buone sceneggiature non raccontando la storia.

Infatti crea immediatamente una connessione empatica tra il personaggio e lo spettatore e spesso è un contrappunto comico o ironico che aiuta a rendere più facile e piacevole il fluire della narrazione.
I classici esempi sono: "Io ed Annie" (e diversi altri film di Allen), "Sunset Boulevard" e "American Beauty".


Molte di queste funzioni si sono evolute e sono state create grazie agli sceneggiatori.
Infatti una volta padroneggiata la tecnica potrete usare 
i dialoghi come vi pare e piace e magari trovarvi a dover creare per loro una nuova funzione.


E questo era il minimo da sapere sui dialoghi.




 RIT BASI
BASI

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