10 CONSIGLI CONTRO LA PROCRASTINAZIONE

sabato 30 gennaio 2016









Procrastinare, rimandare, dilazionare, vabe’ faccio dopo, domani o un’altra volta, magari poi, sì, insomma, non adesso ma…

L’unico vero rimedio alla procrastinazione è L'ABITUDINE AL LAVORO.
Ma come si matura una tale educazione?

STORIA 
C’è una storia su un nobile giapponese e un pittore.
Il pittore aveva fama di essere il migliore mai esistito così il nobile gli commissionò un dipinto.
Il pittore chiese un prezzo altissimo, di essere pagato in anticipo e chiese di aspettare. Il nobile accettò.
Dopo qualche mese il nobile domandò del suo dipinto. Il pittore rispose che ci stava lavorando.
Passarono i mesi e passò un anno e quando il nobile domandò ancora, il pittore rispose ancora che ci stava lavorando.
Passarono due anni e al terzo anno il nobile furioso si recò di persona dal pittore al seguito di alcune guardie. Il pittore disse che il dipinto era quasi finito. Il nobile pretese allora di vederlo, ma gli venne mostrata una tela vuota.
Allora il nobile fuori di sé ordinò che il pittore venisse ucciso. Ma prima gli chiese perché avesse mentito e non avesse lavorato nemmeno un giorno al suo dipinto.
Il pittore rispose che non aveva mentito, anzi disse che adesso il dipinto era ultimato.
Infatti il pittore aveva passato tre anni a pensare ad ogni sfumatura e particolare e adesso era finalmente pronto. Il pittore andò quindi alla tela e la completò con sicurezza sotto gli occhi del nobile che dovette ammettere che quella era l’opera più bella che avesse mai visto. Prese quindi il dipinto e risparmiò la vita al pittore.

La morale di questa storia potrebbe essere: “La preparazione all’opera è parte dell’opera stessa” o che “Per creare un’opera d’arte devi prima pensare affondo ad ogni dettaglio dall’inizio alla fine” oppure “alcune fatiche anche se non sono visibili sono fatiche e sono della massima importanza”.
Ma per come la vedo io, il pittore era solo un pigro approfittatore a cui piaceva rimandare il lavoro e la morale è: “se vuoi convincere qualcuno ad alzare il culo, minaccialo puntandogli delle lance alla gola.”

Se la mia teoria è corretta, come avrebbe potuto il pittore realizzare comunque quel dipinto senza l’“aiuto” del nobile?
Alcuni consigli. Per lui e per noi.

10 CONSIGLI

  1  -  PRESSIONE
In effetti la minaccia di qualcosa, che sia la morte o una dead line è un ottimo stimolo.
Cerca di scrivere per un committente, per un concorso in scadenza o per un amico a cui serve una sceneggiatura e che se mancherai la consegna ti ammazzerà.
Sarà un buono stimolo a lavorare.

  2  -  IL VALORE DELLA SCRITTURA
Cercare di capire la tua motivazione a scrivere potrebbe esserti alleato contro la procrastinazione. Potrebbe infatti rivelarti l'importanza che la scrittura ha per te e motivarti (o potrebbe mostrati che in realtà non è ciò di cui hai bisogno e farti smettere di perdere tempo).

  3  -  COSCIENZA DELL’ENTROPIA
Il principio per cui l’universo tende al disordine.

Ci diciamo che adesso le condizioni non sono ottimali per lavorare, ma che lo saranno presto. Ci diciamo: prima faccio questo, così dopo potrò lavorare meglio.
La procrastinazione si basa infatti sulla falsa idea che domani sarà un giorno migliore.
Beh non lo sarà, la nostra vita diventerà sempre più complessa, mai più semplice, e noi sempre più pigri. E’ l’entropia (forse non è sempre vero, ma sperare per il meglio non funziona mai).
Carver scriveva nei ritagli di tempo a lavoro usando una carriola come scrivania. E se non poteva proprio, alla domenica si dedicava a racconti che potessero essere conclusi in un solo giorno.
Abnegazione, niente scuse, il mondo è contro di te, prendine atto e affrontalo.

  4  -  ORGANIZZATI
Imposta due sveglie: una all’ora in cui vuoi scrivere e una un’ora prima.
Al suonare della prima sveglia scappa da qualsiasi cosa tu stia facendo, liberati in qualsiasi modo, evadi e comincia a prepararti per scrivere.
Al suono della seconda, scrivi, lavora.

Provaci per due volte, se entrambi i tentativi falliscono, se continuano a mancarti tempo o energie, il passo successivo è questo: Fai una lista delle priorità.

  5  -  PRIORITA’
Fai una lista delle priorità e taglia tutto ciò che si trova al di sotto della voce “scrittura”.
Decidi a cosa rinunciare per poter scrivere o rinuncia a scrivere.
Se sei fortunato taglierai le ore di fronte alla tv e le uscite nel week end e sarà abbastanza, ma a volte potresti ritrovarti a dover lasciare il lavoro o l’università o la famiglia. Può succedere.

   6 -  FAI IL MENO POSSIBILE
Armarti di buone intenzione è pessimo. 

Quel bastardo del tuo cervello al pensiero dell’enorme quantità di lavoro che sei intenzionato a fare rilascerà per tutto il tuo corpo quella schifosa sensazione di stanchezza e noia che ci fa rimandare il gravoso compito.
La soluzione sta nel non pensare affatto di voler lavorare duro.
Pensa a quale è il minimo che puoi fare e poniti come obbiettivo di farne meno.

Nel mio caso di solito mi propongo di fare qualche correzione alle frasi e mi dico che leggerle sarà più che sufficiente o alle volte mi prefiggo persino il semplice obbiettivo di rassettare gli scritti e i materiali.
Qualche volta il mio lavoro finisce davvero lì e sono soddisfatto, ma la maggior parte delle volte comincio a correggere e la voglia di scrivere dell’altro e scriverlo bene mi prende e mi fa continuare a lavorare per ore.

  7  -  SFRUTTA L’IMPETO
A volte per qualche ragione (magari perché abbiamo visto un film o abbiamo letto qualcosa che ci ha ispirato, o perché la persona della quale oggi ci siamo innamorati ha detto di trovare sexy chi scrive) ci ritroviamo con l’irrefrenabile voglia di scrivere. Il consiglio: sfrutta questa pulsione.
In quel momento possiamo anche pensare che durerà per sempre o quanto meno fino a domani. Non è così, di solito in cinque, sei ore al massimo, quel desiderio inestinguibile si estinguerà, quindi nel momento in cui lo senti, sfruttalo, non rimandare.

  8  -  PROSSIMITA’
A volte non si ha proprio voglia e persino un faldone di algebra ci sembra più attraente del nostro lavoro.
Se devi rimandare non farlo con qualcosa di completamente diverso pensando “devo staccare un po’”, ma fallo con qualcosa che ti sia utile alla scrittura o a ciò che devi fare.
Studia dei manuali, leggi, metti su un blog, segui dei corsi o guarda qualche lezione on line, fai ricerca. Insomma fa qualcosa che se non sia scrivere per lo meno ci vada vicino.
Se ti ritroverai ad esserti dedicato ad attività di prossimità per più di una settimana, sappi che è ora di cambiare metodo.

  9  -  RINFORZO POSITIVO
Che è il termine scientifico per “Ricompensa”.

Prima di cominciare a lavorare poniti un obbiettivo e un premio. Quando raggiungi l’obbiettivo, premiati.
Il premio darà di per sé una motivazione in più al tuo lavoro e a furia di premiarti ti sarai educato ai ritmi di lavoro come un topo di laboratorio viene addestrato attraverso scosse di piacere al cervello a premere i bottoni nella giusta sequenza.

NOTA: Quando si fallisce nel raggiungere gli obbiettivi non premiatevi, ma non infliggetevi nemmeno punizioni, altrimenti il cervello farà presto l’associazione: lavoro uguale dolore.

  10  -  CREA UNA ROUTINE
Precedi il momento del lavoro con le solite attività.

Diciamo che tu decida di scrivere alle ore 14.
Allora programmi prima di rassettare un po’, poi una doccia, pranzo (tutte attività piacevoli o obbligatorie) e infine lavorare. 
A furia di fare queste attività risulterà sempre più semplice far seguire all’attività immediatamente precedente, il lavoro di scrittura e a un certo punto diventerà automatico.
(Ovviamente la routine può anche essere più particolare, anziché: pulizia, doccia lavoro, potreste fare: palestra, doccia, lavoro, o cibo, sesso, lavoro, o film, chitarra, droga, lavoro ecc.)


Questi sono i metodi più efficaci che conosco per creare l’abitudine al lavoro e debellare il male della procrastinazione.

Adesso che ho ricordato come evitare di procrastinare mi è venuta voglia di lavorare, adesso o comunque oggi o sicuramente domani, o un’altra volta magari, sì, insomma, non adesso ma... 
...merda.


Se qualcuno ha altre terapie le condivida adesso, non rimandi, se ci riesce.



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CUT-UP

sabato 30 gennaio 2016











"Leggenda"
Se ti sei guadagnato questo appellativo vuol dire che hai fatto qualcosa fuori dal comune, che ti sei portato ad esempio per le generazioni future e che probabilmente sei morto.

Ma non dobbiamo dimenticare che alcune leggende sono nate nella nostra epoca e sono vive e vegete (e speriamo nella loro immortalità).

Mi riferisco a Tarantino, a Woody Allen e a uno tra i più grandi racconta storie mai esistiti, le cui opere sono riconosciute come capolavori del genere fumetto e che con "Watchmen" detiene il 17° posto nella lista stilata dal Times dei migliori 100 romanzi della storia: Alan Moore.

Trattiamo infatti di una tecnica usata da Moore e sdoganata da William S. Burroushsper per la creazione delle storie: il--


CUT-UP
Il CUT-UP consiste nel ritagliare fisicamente frasi e parole di un testo per poi riassemblarle in un nuovo testo di senso compiuto (o dal quale siamo in grado di estrapolare un senso).

Questo può essere fatto con un testo scritto da noi o con un qualsiasi altro testo di qualsiasi tipo, da una storia a un articolo di giornale, a una poesia, alle istruzioni di montaggio di un mobile.


Infatti durante l'assemblaggio disponendo i nomi e i verbi, vedrete affiorare una storia che sarete curiosi di svelare e dei cui colpi di scena rimarrete sorpresi.


A volte i racconti sono lente evoluzioni formate da impercettibili cambiamenti, il che può essere una scelta sensata per un romanzo, ma non lo è quasi mai per un film.
Con questo esercizio prenderete confidenza con il concetto di evento, cioè di un cambiamento importante in seguito ad una singola azione.


E' un puro esercizio da cui emergerà una breve storia, ma non è da escludere che emerga materiale da sviluppare in sceneggiature o racconti più articolati.

Provare per credere.




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REVERSAL: INVERSIONE DI VALORE

martedì 19 gennaio 2016

Il REVERSAL è il ribaltamento di valore di una situazione.
Cioè un evento che da positivo diventa negativo o viceversa.

REVERSAL E SCENA
Il cambiamento è l’essenza di una storia, senza cambiamento non ci sono eventi, senza eventi non c’è storia.
In effetti ogni scena, per dirsi evento, dovrebbe terminare con un ribaltamento di segno.

Quindi: una coppia apparentemente innamorata, abbracciata sul divano (+), alla fine della scena, magari dopo un litigio, dovrà essere separata o dovrà emergere che i due non sono affatto innamorati (-)
Questo ribaltamento di segno può avvenire lentamente, occupando tutta la scena o più rapidamente.

REVERSAL ISTANTANEO
Il Reversal non è solamente apprezzabile all’inizio e alla fine di una scena, ma all’interno di questa viene usato costantemente anche con singole immagini provocando un reversal istantaneo.
ESEMPIO: 
Potremmo far vedere qualcuno soffrire, tenuto sott’acqua da una mano (-) e l’istante dopo mostrarlo emergere dalla vasca e chiedere all’amico (proprietario della mano che sembrava affogarlo) se sta volta è riuscito a battere il tempo d’apnea (+).
Avremo quindi creato una falsa immagine per poi subito correggerla.
Potremmo anche continuare a usare il reversal in successione per ottenere un effetto maggiore.
Continuando l’immagine dell’apnea: l’amico potrebbe dire che c’è mancato poco e tenerlo per una seconda prova (+) ma questa volta fare molta più resistenza quando il compagno sott’acqua si agita per mancanza d’ossigeno, sino ad annegarlo: “così impari a scoparti mia moglie.” (-)

Più il cambiamento di valore è grande, più grande sarà l’impatto emozionale che avrà sul pubblico.

ATMOSFERA
Quello del reversal istantaneo è una tecnica molto efficace per mantenere l’attenzione e anche per suggerire allo spettatore l’atmosfera della scena o del film.
Infatti ad esempio: far leccare ad un presunto assassino un coltello apparentemente sporco di sangue (-) per mostrare poi che è sugo (+), potrebbe suggerire quali siano le intenzioni o le pulsioni del personaggio durante la cena che sta preparando per i suoi ospiti.

Il reversal, come ogni altra tecnica, è a servizio della storia e ogni ribaltamento di valore che non sia coerente con la storia o non abbia fini narrativi porterà solo confusione e sarà percepito come fuori luogo e stupido.


E’ una tecnica che sicuramente abbiamo già riconosciuto in qualsiasi film, sfruttiamola al meglio.



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SET UP e PAY OFF

domenica 10 gennaio 2016






Forse non c'è un elemento che si può considerare da solo Il Segreto di un buon film. 
Ma se dovessi scegliere il più importante sarebbe sicuramente questo: Il Set up.

Ne abbiamo parlato a proposito degli schemi narrativi (BASE, INTERMEDIO, AVANZATO) intendendo per questo i primi 5 o 10 minuti del film.
Ma con il termine Set up si indica anche una vera e propria tecnica narrativa.

  • Il SET UP è in generale la preparazione a un evento.
  • Il PAY OFF è l'evento che è stato preparato dal Set up.

FUNZIONI DEL SET UP
Il Set up ha due funzioni principali.

    1  -  GIUSTIFICAZIONE
Ogni evento che accade deve apparire probabile, o meglio, inevitabile.

Tutto ciò che accade ed ogni azione intrapresa dai personaggi deve essere giustificata, cioè le loro cause (evidenti o nascoste) devono essere rintracciabili nel film.
Questo perché se un evento avviene senza set up (es: Mario Rossi incontra una tigre nel vicolo di casa) il pubblico percepirà l'evento come forzato e si sentirà tradito.
Mentre se invece si mostrano le cause, o si sono lasciati indizi lungo il film, (es. si è mostrato qualcuno rimproverare il custode del circo perché sbronzo ha lasciato qualche gabbia aperta) gli eventi che accadono saranno un corretto Pay off e risulteranno naturali.

    2  -  EPIFANIA
Quando un solo evento, una sola immagine chiarifica eventi precedenti all'apparenza incomprensibili.

Anziché utilizzare il Set up per mostrare le cause di un evento, possiamo invece usarlo per mostrare eventi incomprensibili, per poi rivelarne il senso nel Pay off con un'unica immagine.
Questo provocherà il senso di epifania, quello che davanti a un'immagine ci fa esclamare: "Ah, ora ho capito!"
Es:
In Magnolia, Donnie Smith, ex bambino prodigio ora mediocre uomo di mezza età con una vita misera e senza un soldo, insiste con il capo affinché gli conceda un prestito per potersi far mettere un apparecchio dentale. Questo nonostante non abbia nessun problema ai denti e abbia debiti più urgenti. Sembra solo un insensato capriccio.
Poi vediamo Donnie seduto in un bar a rimirare innamorato il giovane, aitante barista. Questi dietro al bancone serve i clienti e poi, ad un certo punto, sorride mostrando il suo scintillante apparecchio dentale.
Epifania.
Adesso è tutto chiaro. Riusciamo ad intuire il motivo dell'insistenza di Donnie nel volere l'apparecchio. Intuiamo che Donnie spera così di avere un punto comune abbastanza forte da farli conoscere e chissà, innamorare.
Questo oltre a rivelare il senso degli eventi precedenti ci rivela anche la personalità di Donnie e quanto il suo bisogno sia forte.
Una grande quantità di informazioni ci viene scaricata addosso in un solo istante.

NOTA:
La funzione di giustificazione e quella di epifania non sono sempre separate.
Infatti capita spesso che un evento preparato attraverso la giustificazione rappresenti anche un'epifania; e che un'epifania rappresenti il set up di giustificazione per un evento successivo.

ALTRE FUNZIONI
Dopo millenni di storie e Set up, il pubblico è ormai spesso capace di intuire con facilità dove andranno a parare gli eventi. Ciò ci costringe a rendere i Set up meno evidenti, più intricati e a focalizzare abilmente l'attenzione dello spettatore. Ma ci offre anche un'altra possibilità.
Lo scrittore può mostrare alcuni eventi di set up su cui lo spettatore più acuto scommetterà per un certo risultato
(es. Bob soffre di rutto nervoso. Mostriamo Bob farsi avanti con diverse belle ragazze e BRUP! ruttare e quindi farle scappare disgustate. Mostriamo anche Bob invaghirsi di una ragazza che incontra al supermercato, ma per paura di ruttare e rovinare tutto, scappare via senza dire una parola. 
-A questo punto lo spettatore scommette che di sicuro i due si rincontreranno e che Bob rovinerà tutto ruttando ecc.- )
e poi ribaltare quella aspettativa, rendendo lo spettatore consapevole di aver fatto proprio il gioco dello scrittore.
(es. Jeff amico di Bob gli presenta sua cugina Cindy, la ragazza del supermercato. Bob sulle prime sta zitto. Poi con grande sforzo parla e riesce incredibilmente a non ruttare, ma quando Cindy sfiorandogli la spalla gli chiede se la birra sia di suo gusto: BRUUP! Bob erompe in un rutto.
-Lo spettatore sorriderà: "Lo sapevo". Ma poi- BRUUP! Cindy risponde con un rutto ancora più grosso. "Anche a me" dice. E' amore.
-Proprio la ragione su cui lo spettatore aveva scommesso che sarebbe stata la rovina di Bob, si è rivelata essere l'evento che ha fatto scattare la scintilla d'amore-).

Non è nemmeno da escludere che lo spettatore più esperto sia consapevole di questo giochetto e riesca a prevederlo. Anche in questo caso lo scrittore attento deve esserne cosciente e saper sfruttare l'occasione.


Questo è quanto.
A meno che non abbiate rintracciato altre funzioni per il Set up.



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IMPORTANZA DEL MIEP

sabato 2 gennaio 2016

Questa è una postilla al post sul MIEP

--


PERCHE’ IL MIEP E’ IMPORTANTE?



Tra svariati eoni l’universo sarà un gelido nulla, tra qualche miliardo di anni il sole esploderà, tra qualche millennio la terra sarà invivibile e tra una manciata d’anni, presto o tardi, saremo comunque morti e sarà come se non fossimo mai esistiti.

Questo me lo disse Nicoletta Molisi. Nicoletta é la mia professoressa di storia e sta morendo. Già da un po’ di tempo, ormai.
Nicoletta non ha marito né figli. E' allergica agli animali e non si droga.
Se le chiedete: “perché vivi, allora?”
Lei risponderà: “perché sono nata.”
Perché non abbiamo bisogno di un motivo per vivere. Nasciamo programmati per farlo. In ostaggio dell’irrazionale e disperato istinto alla vita.

Questa premessa era necessaria perché per trovare il motivo dell’importanza del MIEP dobbiamo partire da un punto di vista sulla vita ridotto all’osso, come quello di Nicoletta.

Fatto ciò basta rispondere a due domande e troveremo la risposta al quesito espresso nel titolo.

La prima domanda, più noiosa e semplice:
- COSA VUOL DIRE IMPORTANTE?

Importante è un aggettivo, sinonimo di vitale, fondamentale, cioè una qualità che attribuiamo a qualcosa senza la quale qualcos’altro cesserebbe d’esistere.
In pratica per un pesce è importante l’acqua senza la quale cesserebbe di esistere, come per un albero è importante la terra e il sole ecc.

Ma cos’è importante per l’uomo?
Cosa serve all’esistenza, cioè alla vita, dell’uomo?
Una volta che ha cibo e riparo, ciò che serve alla sopravvivenza è conoscenza: conoscenza delle tecniche per accendere un fuoco, per coltivare, per costruire, per evitare che ci si ammazzi a vicenda, conoscenza su come interagire con le persone, su come affrontare una particolare situazione ecc.
Alcune di queste conoscenze possono essere veicolate attraverso i film. E la curiosità verso di queste è una parte della motivazione che spinge le persone ad andare a vederli.
(Anche se non ci sfugge che le conoscenze o il punto di vista trasmesso dal film potrebbero essere erronei.)

Ma oltre a veicolare le conoscenze che potrebbero esserci utile a vivere, il film può veicolare la vita stessa.
Lo so che sembra una dichiarazione da artistoide fanatico. Per questo occorre rispondere alla seconda domanda.

Più difficile, ma più interessante.
- CHE VUOL DIRE VIVERE?

Sì, sto chiedendo: cos’è la Vita?

La biologia ci dà diverse definizioni che si riducono a: la vita è la condizione della materia vivente.
Che è un modo diverso di dire: la vita è vita. Che è un modo diverso di non dare una risposta.

Riformulo quindi la domanda in modo da essere più specifico.
- QUALI SONO LE CONDIZIONI CHE CI FANNO COMUNEMENTE DIRE CHE SIAMO VIVI?

Cercherò di rispondere prendendo sul serio una sorta di gioco che a volte si fa da bambini. Cioè quello di chiedersi a quali dei cinque sensi rinunciare se si fosse costretti. (Forse non è un gioco comunissimo, ma...)

Se dovessi scegliere di rinunciare a uno dei tuoi sensi, per prima probabilmente rinunceresti all’olfatto o al gusto.
Immagina di rinunciare ad entrambi.
Vivresti in un mondo che non odora né ha sapore.
Oltre a questo immagina di non aver mai avuto le orecchie.
Il tuo mondo si ridurrebbe a qualcosa di silenzioso che puoi vedere, toccare e niente di più.
A questo punto immagina di essere nato anche cieco.
Il tatto sarebbe tutto il tuo mondo, un mondo buio con vuoti e pieni, ruvidi e morbidi, caldi e freddi, non diverso dal tuo stesso corpo.
Eppure potresti ancora sopravvivere e sentiresti i dolori e i piaceri del fisico.
Ora immagina di essere nato senza neppure il senso del tatto così da non poter percepire nemmeno la consistenza e il peso de tuo stesso corpo.
Non sentiresti l’aria entrare in bocca, né i polmoni espandersi né il corpo rilassarsi, nessun dolore, nessun piacere.
Il tuo cervello senza alcuno stimolo a cui rispondere sarebbe atrofizzato, incapace di sintetizzare i cocktail chimici che percepisci come emozioni.
Così non sentiresti né gioia né piacere, né paura né rabbia, né sorpresa né attesa, né disgusto né noia. A questo punto saresti un essere che non sentirebbe nulla e non avrebbe così nessun modo di percepire né lo spazio né il tempo.
Ipotizzando che sia possibile mantenere in vita un tale essere, potrebbe questi apprezzare la differenza tra vivere un anno o cento anni o non esser mai nato?

Questa è la mia risposta a cosa è la vita.
La vita è percezione ed emozione.

Un film può trasmettere immagini e suoni e con questi dare persino l’idea della consistenza delle cose, ma soprattutto attraverso le immagini e la storia può trasmettere emozioni, a volte persino più forti di quelle che si esperiscono fuori dal cinema.
Ed infatti è proprio l'esigenza a vivere, l'esigenza di provare emozioni, la motivazione principale che ci spinge a vedere i film.

Immagino che un giorno esisteranno delle figure che potrebbero essere chiamate “Emotion Designer”, persone che grazie a un caschetto elettrico o ficcandovi una flebo nel braccio vi serviranno in vena sensazioni per prima di piacere, intervallate ora da un pizzico d’ansia ora di spavento, poi entusiasmo, per finire con una gioia rilassante, calibrati per una serata da soli o coordinati con gli ospiti per una serata in compagnia.
A quel punto probabilmente l’intero mondo dell’intrattenimento sarà ridotto a questo.
Ma fino a quel momento l’irrazionale e disperato istinto alla vita e cioè alle percezioni e alle emozioni, ci porterà a uscire per andare al bar o a fare quattro chiacchiere con le amiche, a guardare lo sport tifando per qualche squadra, a iscriverci a lezioni di scherma o a seguire un corso di yoga e infine a guardare film e a drogarci in qualsiasi altro modo possibile.

Se siete riusciti ad arrivare in fondo a questa lettura avete: la mia ammirazione; perso dieci minuti di tempo; e spero anche la risposta alla domanda del titolo.


Adesso che abbiamo precisato l’importanza del MIEP e rivelato il senso della vita, possiamo tornare alla sceneggiatura.


 RIT BASI
POETICA
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