PARADIGMA CLASSICO

lunedì 4 aprile 2016

La domanda posta precedentemente è stata: esiste una struttura narrativa che regali a ogni storia la capacità di intrattenere?

Ovviamente non può essere l'unico elemento su cui fare affidamento, ma la risposta è sì, esistono delle strutture basilari che dimostrano di poter intrattenere più di altre.
Una struttura su tutte si è dimostrata spesso la migliore ed è applicabile a quasi tutte le storie. Mi riferisco al

NUOVO PARADIGMA CLASSICO
(In realtà vecchio di qualche decade).
Prima vediamo però il vecchio paradigma e come prevedeva si sviluppasse la storia:

VECCHIO PARADIGMA CLASSICO:
Il PROTAGONISTA deve raggiungere un OBBIETTIVO attraverso degli OSTACOLI. 
Alla fine della storia dovrà aver conseguito il suo obbiettivo o aver fallito.

Sebbene questo paradigma risulti obsoleto se applicato all'intera storia, è invece utilissimo se applicato alla singola scena. Costituisce infatti quella che abbiamo chiamato mini-quest.

Passiamo ora al nuovo paradigma.

NUOVO PARADIGMA CLASSICO:
Il PROTAGONISTA che ha una DEBOLEZZA, deve raggiungere un OBBIETTIVO attraverso degli OSTACOLI.
Alla fine della storia potrà aver conseguito o meno il suo obbiettivo e aver superato o meno la sua debolezza.

Apparentemente non sembra esserci grande differenza. Ma c'è.

Quindi esistono tre elementi comuni:
1.  PROTAGONISTA
2.  OBBIETTIVO
3.  OSTACOLI
e uno in cui le due strutture si differiscono:
4.  DEBOLEZZA

Analizziamo prima i 3 elementi comuni.

1.  IL PROTAGONISTA
Chi sia il protagonista (o i protagonisti) del film è quasi sempre chiaro, ma cos'è che lo rende tale non è altrettanto lampante.
Infatti sembra non esserci un elemento discriminante costante se non uno: la quantità maggiore di tempo dedicata al protagonista.
A parte questo c'è un altro elemento che ogni protagonista deve avere, ma che è presente anche in quasi tutti i personaggi, è: l'OBBIETTIVO.

2.  OBBIETTIVO
Il protagonista deve avere un OBBIETTIVO CHIARO. Chiaro a lui e chiaro al pubblico.
(Questo è di solito presentato in modo preciso nel PlotPoint 1 ed a volte anticipato nel Iniciating Incident. -vd. schema intermedio-).
Un obbiettivo è chiaro quando le circostanze che costringono o invogliano il protagonista a perseguire l'obbiettivo sono state ben evidenziate.

NOTA: Avere un obbiettivo presuppone una VOLONTA' da parte del protagonista, una volontà motivata. Cosa lo spinge a perseguire l'obbiettivo?
La spinta viene sempre da uno dei 5 bisogni fondamentali che sono elencati nella PIRAMIDE DI MASLOW (che nella storia vengono rappresentati con infiniti correlativi oggettivi).



Quindi l'obbiettivo può essere: conquistare la ragazza (APPARTENENZA), salvare il mondo, o cercare di uscire da una teca sottoterra (SICUREZZA), cercare di diventare una rockstar (AUTOREALIZZAZIONE) ecc.

3.  OSTACOLI
Cosa impedisce al protagonista di raggiungere l'obbiettivo?
Spesso un antagonista. (Intendendo per antagonista un personaggio che ha interessi nel far fallire il protagonista). Ma le forze antagoniste che chiamiamo ostacoli, possono essere anche le vicissitudini "casuali" della vita, o oggetti inanimati come una montagna, o possono affondare le proprie radici all'interno del protagonista stesso.
Il che ci porta a parlare della debolezza.

Quindi ora l'elemento che caratterizza la nuova struttura:

4.  DEBOLEZZA
Non ci riferiamo a un punto debole come può essere la Kriptonite per Superman, ma intendiamo un bisogno profondo del protagonista, una ferita del passato, una mancanza, l'ignoranza di qualcosa o una falsa convinzione.
La debolezza esiste sin dal principio della storia ed è radicata nel protagonista.
Può essere evidente allo spettatore e persino allo stesso protagonista già all'inizio o, più spesso, viene resa evidente nel corso della storia.

E' fondamentale notare come la debolezza abbia un grande impatto su ogni elemento del paradigma ridefinendolo.
Vediamo come.

1.1  Il PROTAGONISTA non è più un pupazzo parlante come i James Bond degli anni passati, ma diventa un essere umano che vive un certo disagio causato proprio dalla debolezza.
[NOTA: Questo disagio costituisce il fondamento che permette allo spettatore di creare EMPATIA con il protagonista.]

2.1  L'OBBIETTIVO non è più uno, ma diventano due.
Il primo è l'OBBIETTIVO MANIFESTO, quello di cui abbiamo già parlato, chiaro sin dall'inizio della storia. Ma questa volta diventa metafora di ciò che manca al protagonista.
(Se ad esempio il protagonista ha bisogno di riappropriarsi della propria vita e uscire dalla letargia della grigia vita di un impiegato di mezza età, l'obbiettivo manifesto potrebbe essere conquistare l'adorabile e bellissima amica teenager della figlia. -American Beauty-)
Il secondo è il VERO OBBIETTIVO del protagonista ed è quello di riconoscere e superare la propria debolezza e lo stato di disagio.

3.1  Gli OSTACOLI sono adesso, quasi sempre, la risposta alle azioni corrotte dalla debolezza del protagonista.
Gli ostacoli lo spingeranno sull'orlo del fallimento rendendogli sempre più evidente la debolezza fino a fargli decidere di affrontarla e porvi rimedio.
In altre parole è proprio la debolezza del protagonista che gli rende difficile raggiungere l'obbiettivo manifesto.

E questo è tutto.

PRECISAZIONI
Bisogna specificare che la debolezza del protagonista potrebbe anche essere in (apparente) contraddizione rispetto al senso comune o ai bisogni elencati nella piramide di Maslow.
Infatti il nostro protagonista potrebbe avere il bisogno opposto a quello di avere una relazione (APPARTENENZA), cioè quello di rompere e stare da solo.
O ancora l'onestà di un uomo (AUTOREALIZZAZIONE) potrebbe essere proprio la debolezza che gli impedisce di raggiungere l'obbiettivo manifesto, e il suo bisogno essere dunque quello di infrangere la legge morale.
Ho detto "apparente" perché in realtà ciò di cui necessita il protagonista sarà sempre un bisogno della piramide, solo che per raggiungerlo dovrà rinunciare prima ad un altro bisogno.
Infatti il bisogno di solitudine contro quello della relazione amorosa (APPARTENENZA) potrebbe essere giustificato dal fatto che la sua relazione gli impedisce di esprimere la propria creatività (AUTOREALIZZAZIONE). O ancora, l'uomo onesto potrebbe dover infrangere la sua etica (AUTOREALIZZAZIONE) per salvaguardare la vita dei suoi figli e della sua comunità (SIUCUREZZA).

Il riconoscimento e il superamento della propria debolezza (obbiettivo vero) non è detto che porti sempre conseguenze positive, e lo stesso vale anche per il raggiungimento dell'obbiettivo manifesto che potrebbe aggravare lo stato di disagio del protagonista anziché risolverlo. Capita.

Il nuovo paradigma è stato formalizzato da qualche decennio, ma è facilmente rintracciabile nei miti antichi (come “Apollo e Dafne”), in grandissima parte dei lavori di Shakespare e in molti altri classici.

CONSIDERAZIONI FINALI
Il vecchio paradigma classico, applicato ad ogni singola scena e il nuovo paradigma classico, applicato all'intera storia, garantiranno (o quasi) di non annoiare lo spettatore.
Ma ricordo che se abbiamo deciso che il fine della storia è trascinare lo spettatore in una precisa esperienza emozionale e ci rendiamo conto che ciò è possibile solo tradendo in parte o totalmente questo paradigma, allora lo si tradisca senza esitare.


Adesso è veramente tutto.

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ATTENTIVI STATICI

domenica 20 marzo 2016
 

In questo post parleremo delle tecniche per rendere una scena statica interessante ed evitare che annoi.

Nel dettaglio tratteremo queste 6 tecniche.
1.  CAMBIO DI SCENA MENTALE
2.  NOTIZIE e AZIONI CARICHE
3.  SPIEGAZIONI
4.  LIVELLI D'AZIONE (MINI-QUEST) 
5.  COUNTDOWN
6.  LIVELLI D'INTERPRETAZIONE (SOTTOTESTO)

1.  CAMBIO DI SCENA MENTALE
Uno dei comandamenti della sceneggiatura è: “Show, don’t tell.” “Mostra, non raccontare.”
Nonostante ciò, in casi di emergenza, quando tutto ciò che possiamo mostrare sono solo due persone (o una) paralizzate in una stanza vuota, raccontare può salvare dalla noia.

Che sia qualcosa di reale, un aneddoto divertente o una barzelletta, non importa. Infatti il semplice racconto sarà sufficiente a far visualizzare l’episodio allo spettatore, operando così un cambio di scena mentale.

Perché il racconto risulti efficace deve: 
- Avere uno scopo chiaro;
- Essere raccontato con parole semplici;
- Possedere rapidi colpi di scena (o meglio dire, rapidi Plot Ploint).

Ovviamente ciò che si racconta deve avere un senso all’interno della sceneggiatura.
- Può rivelare la backstory di qualcuno, spiegandone la personalità;
- Può dare informazioni sulla situazione in cui ci si trova;
- Può avere il fine di creare aspettative nello spettatore.

2.  NOTIZIE e AZIONI CARICHE
Alcune delle cose che i personaggi dicono e fanno sono dimenticabili o semplice routine. Eliminiamole. Cancelliamo tutti i -"Ciao, come va? A posto?" -"Non ce male" -"Volevi qualcosa?" e piuttosto usiamo notizie o azioni semplici che abbiano però un valore positivo o negativo. Queste manterranno l'interesse dello spettatore.
Notizie negative come "ho perso il lavoro" o positive come "ho trovato cinque euro per strada". Azioni negative come, dare uno schiaffo o positive come dare un bacio.

3.  SPIEGAZIONI
Altra opzione, che ancora una volta sfrutta la bocca dei personaggi, e dalla semplicità disarmante, è quella delle spiegazioni.
Infatti se uno dei personaggi riesce a spiegare qualcosa di interessante (cioè con applicazioni pratiche o che sia suggestivo e sempre con un fine narrativo), che tratti di scienza o letteratura in modo chiaro, lo spettatore apprezzerà l'informazione.

Le spiegazioni sono apprezzate, ma devono essere brevi e imparziali. Niente trattati o sermoni.
Limitati a informazioni come "Sai, basta mischiare benzina e succo d'arancia congelato in parti uguali e otterrai del napalm."


LIVELLI NARRATIVI
Spesso la noia non è colpa della staticità fisica, ma di quella narrativa.
Infatti a prescindere dal luogo e dalla possibilità di movimento, una scena con un solo Livello di interpretazione o un solo Livello d’azione risulterà noiosa.

Ad esempio due personaggi intenti ad analizzare la situazione per trovare il colpevole del reato, rappresentano il primo livello d’azione. E risulterebbe noioso se fosse l'unico livello e magari svolto attorno ad un tavolo.
Se invece ciò viene fatto mentre i due cercano di fuggire da un aereo che sta precipitando, avremo aggiunto un nuovo livello d’azione.
Se in oltre i due usano l’analisi per incolparsi sottilmente a vicenda di ritrovarsi in quella situazione, si sarà così aggiunto un terzo livello, questa volta di interpretazione. In oltre la scena potrebbe essere conferma, chiara agli spettatori, della visione del mondo espressa in precedenza da uno dei personaggi, questo costituirebbe un nuovo livello di interpretazione.
Così una singola scena avrebbe già quattro livelli narrativi.

E' possibile riportare ciò  in situazioni limitate in spazio e azione con i due metodi principali: Mini-quest e Sottotesto.

4.  MINI-QUEST
Il metodo per aggiungere un livello d’azione.
Sono missioni aggiuntive da completare nel corso della scena.
Può essere, come nell’esempio precedente, cercare di fuggire dall'aereo, o semplicemente preparare un french tost per il figlio o spostare un ingombrante armadio o ridipingere le pareti.
Le mini quest possono essere diverse e cumulabili. Si può mostrare un solo personaggio svolgere diverse missioni allo stesso tempo, o si possono mostrare diversi personaggi ognuno alle prese con la propria mini-quest.

5.  COUNTDOWN
Alle mini-quest può essere aggiunto un attentivo chiamato Countdown (o Ticking-Clock). 
Viene cioè mostrato che la missione è da completarsi in un tempo limitato.
Alcuni esempi: disinnescare la bomba prima che esploda; rubare un file prima che il capo ritorni; rivestirsi prima che l’ascensore arrivi al piano e le porte si aprano; o come involontariamente scritto prima, fuggire prima che l’aereo si schianti.

6.  SOTTOTESTO
Il metodo più comune per aggiungere livelli di interpretazione.
Il sottotesto è ciò che uno dei personaggi intende dicendo o facendo qualcos’altro.

Requisito fondamentale è che si siano forniti allo spettatore gli strumenti per interpretare ciò che il personaggio intende.
Esempio:
Avendo dato l’informazione che la nostra protagonista è stata costretta a sposare un uomo che odia, quando all'altare ripeterà: “finché morte non ci separi”, allo spettatore sarà chiaro che quelle parole non sono una promessa d’amore, ma bensì di vendetta.

Esiste un altro modo per creare sottotesto senza però dare allo spettatore informazioni preliminari. 
In questo caso il sottotesto lascerà intendere qualcosa, ma non sarà chiaro cosa. 
Ciò si ottiene attraverso dialoghi e azioni incoerenti rispetto al contesto o inusuali rispetto alla norma data.

Facciamo prima l’esempio di una scena senza sottotesto.
INT. CAMERA DA LETTO -- GIORNO
Il MARITO, vestito in abiti da ufficio, entra in camera, ha molta fretta. Trova la MOGLIE, appena alzata, davanti alla porta del bagno.

MOGLIE
Buon giorno. Non dovresti essere già uscito?

MARITO
Ho perso l'orologio.

Il marito si affretta a cercare sul comodino e sotto al letto. Non trova nulla.

MARITO
Forse in bagno.

MOGLIE
Controllo io.

MARITO
No, preferisco assicurarmi da me che non ci sia.

La moglie si sposta dalla porta e lascia entrare il marito in bagno.
Si sente il marito rovistare.

MOGLIE
Trovato?
Il marito rientra in camera.

MARITO
No. Chissà dov'è?
La moglie nota qualcosa.
MOGLIE
Guarda. C'è l'hai al polso.

Il marito si guarda il polso.
MARITO
Già. Sono proprio sbadato.

Niente di strano. Una noiosa scena che ritrae uno sbadato marito.

Proviamo adesso a rendere i comportamenti del marito incoerenti con la ricerca di un orologio.

INT. CAMERA DA LETTO -- GIORNO
Il MARITO, vestito in abiti da ufficio, irrompe dalla porta sorprendendo la MOGLIE, in vestaglia, davanti alla porta del bagno.

MOGLIE
Buon giorno. Non dovresti essere già uscito?

Il marito sta già ispezionando la stanza.

MARITO
Ho perso l'orologio.

La moglie rimane rigida davanti al bagno.
Il marito dà un'occhiata ai comodini, guarda sotto al letto e apre l'armadio. Non c'è nulla.
Il marito guarda adesso la moglie che blocca la porta del bagno.

MARITO
Forse in bagno.

MOGLIE
(in fretta)
Controllo io.

MARITO
No. (pausa) No, preferisco assicurarmi 
da me che non sia lì dentro.

La moglie indugia. Il marito la fissa severo.
La moglie si decide e si sposta.
Il marito spalanca la porta. Annusa l'aria e scansiona la stanza rimanendo sulla soglia.

MOGLIE
Trovato?

Il marito si avvicina a un palmo dalla moglie. 

MARITO
No. Chissà dov'è?
La moglie nota qualcosa.
MOGLIE
Guarda. C'è l'hai al polso.

Il marito continua a fissare la moglie senza guardarsi il polso.

MARITO
Già. Sono proprio sbadato.

I dialoghi sono rimasti gli stessi, ma i comportamenti sono cambiati ed è evidente che la ricerca dell'orologio sia solo una scusa e che il marito stia cercando qualcos'altro. Probabilmente un'amante o forse sospetta che la moglie che aveva promesso di smettere, fumi ancora mentre lui non c'è; o forse sospetta che la moglie abbia riportato a casa il cane che lui aveva ordinato di abbandonare. Chissà.

Questi erano alcuni degli attentivi che è possibile usare in scene statiche potenzialmente noiose.

Ma guardando a film e serie tv popolari è possibile che abbiate già notato altre tecniche utili a mantenere l'attenzione. Provate a scriverle nei commenti.
(Eh, Bob! violenza, sparatorie, inseguimenti d'auto e tette, non sono tecniche a parte, posso essere tutte comprese nella categoria "Azioni Cariche".
- Incesto!
- Anche l'incesto, Bob.
- Uccidere tutti i protagonisti!
- Beh, credo che spesso rappresenti un plot point, ma sì, anche l'omicidio va sotto la categoria "Azioni Cariche".
- Tette!
- Già detto.
- Tette che non bruciano?
- A prescindere che siano ignifughe o meno, Bob.
- Bordelli! Prostitute!
- S-sì, credo sia un'altro modo di dire tette.
- Nani!
- Nani? ...Ok,ok, va bene "Nani" è un'altra categoria.)


E queste sono le tecniche per mantenere l'attenzione in alcune scene, sopratutto in quelle chiuse in piccoli interni.

Ma quali sono le tecniche che in generale mantengono l'attenzione? Ci sono tecniche applicabili all'intera storia? In altre parole quali sono le caratteristiche di una storia che intrattiene?
Bella domanda Bob, impegnativa, ma cercherò di rispondere nel prossimo post.



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SCENE FRANCESI

lunedì 14 marzo 2016

Cinema e teatro sono media molto diversi, e a chi comincia a scrivere sceneggiatura si chiede di tenerlo a mente.
Il teatro racconta attraverso i dialoghi mentre il cinema racconta attraverso le azioni.
Ma a dispetto delle differenze ci sono diverse cose che possiamo apprendere dal teatro, ad esempio le cosiddette:

SCENE FRANCESI

Nei film abbiamo la possibilità di cambiare location in un attimo tagliando alla scena successiva. Questo crea dinamismo ed evita di annoiare.
Ma a volte si ha la necessità di mostrare una lunga scena nello stesso posto e questo comporta una certa staticità che rischia di annoiare lo spettatore.

Il teatro ha trovato una soluzione che può essere utilizzata da filmmaker e sceneggiatori.
La soluzione consiste nel focalizzare l’azione in diversi punti della location in cui si svolge la scena.

Supponiamo di dover descrivere il litigio di una coppia, che si svolge tutto all’interno di una cucina d’appartamento.
Anziché mostrare la coppia parlare, per poi litigare e infine rompere un piatto, tutto attorno a un tavolo, possiamo mostrare prima uno scambio di battute sulla soglia, poi l’escalation attorno al tavolo e in fine far rompere un piatto mentre si trovano davanti al lavandino.
In questo modo sebbene la location rimanga una, lo spettatore verrà coinvolto maggiormente, dovendo spostare la sua attenzione da un punto a un altro.

Uno dei migliori esempi è “Rope” (Nodo alla Gola) di Hitchcock, film girato integralmente in un paio di stanze.
Esempi più recenti sono "Carnage" e "Venere in pelliccia" di Polanski. 

Questo è solo uno dei modi per evitare di infrangere il comandamento numero uno dei film: non annoiare lo spettatore.

Esistono altre tecniche, anche più semplici di questa, per mantenere viva l’attenzione dello spettatore in scene ambientate in singole location.
Ne riparleremo nel post successivo.


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GUIDA PASSO PASSO

lunedì 7 marzo 2016

Come sintesi finale o come guida iniziale, riassumo in 5 passi, corredati da alcuni tips, ciò che occorre per scrivere una sceneggiatura.

0. PRELIMINARI
Sii cosciente dello SCOPO della tua sceneggiatura.


1. IDEE
Sviluppa alcune idee per INIZIARE e mettile per iscritto.
Puoi pensare all’idea generale (es. un uomo sviluppa una seconda personalità con lo scopo di distruggere il sistema economico mondiale –Fight Club-).
O puoi pensare a scene particolari che ti piacerebbe vedere ( es. un bambino che piange tenendo la mano al padre che è rimproverato di essere un ladro. –Ladri di Biciclette-)

--TIPs:
-1-  Una Ricerca sugli argomenti o sul contesto che vuoi trattare ti aiuterà con lo sviluppo di diverse idee.
-2-  Alcuni ESERCIZI sono molto utili per la creazione di idee.
-3-  Passerai moltissimo tempo con la tua storia, quindi tratta di qualcosa che ti interessa e in modo che ti entusiasmi.


2. SVILUPPO STORIA
Comincia a disporre lungo lo SCHEMA INTERMEDIO o AVANZATO le idee avute fino ad ora.
Fai in modo che gli eventi e le scene soddisfino al meglio la loro funzione narrativa descritta nello schema.
Questo ti aiuterà a sviluppare la storia poiché avrai l’esigenza di riempire gli spazi lasciati vuoti.

--TIPs:
-1-  Ricorda che tutte le storie parlano (quasi) sempre di uno o più personaggi con un obbiettivo preciso e una debolezza da superare.
L'obbiettivo è chiaro già dall’inizio della storia;
La debolezza può essere chiara fin dall’inizio o essere svelata durante la storia;
e Il superamento o meno della debolezza e il completamento o meno dell'obbiettivo sono il finale del film.
-2-  Una ricerca approfondita su ciò che stai scrivendo darà spessore e coerenza alla tua storia.
-3-  Non avere paura di stravolgere le idee iniziali. Segui la storia.
-4-  Fai uno schema con trama e SOTTOTRAME e disponi i loro eventi lungo la storia in modo che succeda qualcosa di rilevante ogni cinque minuti/pagine.


3. SCRITTURA
Una volta che hai la tua storia base completa comincia a scrivere la sceneggiatura seguendo la giusta FORMATTAZIONE.

--TIPs: 
-1-  Utilizza un programma di scrittura cinematografica.
-2-  Leggi tutte le sceneggiature che puoi per apprendere il modo in cui sono scritte.
-3-  Fai attenzione a come scrivi DESCRIZIONI, DIALOGHI e INTESTAZIONI.
-4-  Ogni singola pagina dovrebbe essere in grado di intrattenere, senza mai annoiare. Questo è possibile grazie a numerose TECNICHE NARRATIVE.


4. ANALISI e TAGLI
Chiediti a cosa serve ogni scena e personaggio.
Guarda ai personaggi, rendili coerenti e chiediti quale è il loro scopo e perché lo seguono.

--TIPs: 
-1-  Elimina i personaggi superflui, cioè che non servono a far accadere qualcosa di utile ai fini dell’avanzamento della storia.
-2-  Elimina le scene superflue, cioè tutto ciò che non sia plot point o SETUP ai plot point.
-3-  Mantieni il numero dei personaggi al minimo.


5. RISCRITTURA
Separa e riassembla, modifica e snellisci, fino a che la struttura generale e ogni singola scena non ti soddisfi.

--TIPs:
-1-  Potrebbe esserti utile leggere il PROCESSO DI SCRITTURASCOLASTICO o PROCESSO DI SCRITTURA ARTICOLATO.


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10 CONSIGLI CONTRO LA PROCRASTINAZIONE

sabato 30 gennaio 2016









Procrastinare, rimandare, dilazionare, vabe’ faccio dopo, domani o un’altra volta, magari poi, sì, insomma, non adesso ma…

L’unico vero rimedio alla procrastinazione è L'ABITUDINE AL LAVORO.
Ma come si matura una tale educazione?

STORIA 
C’è una storia su un nobile giapponese e un pittore.
Il pittore aveva fama di essere il migliore mai esistito così il nobile gli commissionò un dipinto.
Il pittore chiese un prezzo altissimo, di essere pagato in anticipo e chiese di aspettare. Il nobile accettò.
Dopo qualche mese il nobile domandò del suo dipinto. Il pittore rispose che ci stava lavorando.
Passarono i mesi e passò un anno e quando il nobile domandò ancora, il pittore rispose ancora che ci stava lavorando.
Passarono due anni e al terzo anno il nobile furioso si recò di persona dal pittore al seguito di alcune guardie. Il pittore disse che il dipinto era quasi finito. Il nobile pretese allora di vederlo, ma gli venne mostrata una tela vuota.
Allora il nobile fuori di sé ordinò che il pittore venisse ucciso. Ma prima gli chiese perché avesse mentito e non avesse lavorato nemmeno un giorno al suo dipinto.
Il pittore rispose che non aveva mentito, anzi disse che adesso il dipinto era ultimato.
Infatti il pittore aveva passato tre anni a pensare ad ogni sfumatura e particolare e adesso era finalmente pronto. Il pittore andò quindi alla tela e la completò con sicurezza sotto gli occhi del nobile che dovette ammettere che quella era l’opera più bella che avesse mai visto. Prese quindi il dipinto e risparmiò la vita al pittore.

La morale di questa storia potrebbe essere: “La preparazione all’opera è parte dell’opera stessa” o che “Per creare un’opera d’arte devi prima pensare affondo ad ogni dettaglio dall’inizio alla fine” oppure “alcune fatiche anche se non sono visibili sono fatiche e sono della massima importanza”.
Ma per come la vedo io, il pittore era solo un pigro approfittatore a cui piaceva rimandare il lavoro e la morale è: “se vuoi convincere qualcuno ad alzare il culo, minaccialo puntandogli delle lance alla gola.”

Se la mia teoria è corretta, come avrebbe potuto il pittore realizzare comunque quel dipinto senza l’“aiuto” del nobile?
Alcuni consigli. Per lui e per noi.

10 CONSIGLI

  1  -  PRESSIONE
In effetti la minaccia di qualcosa, che sia la morte o una dead line è un ottimo stimolo.
Cerca di scrivere per un committente, per un concorso in scadenza o per un amico a cui serve una sceneggiatura e che se mancherai la consegna ti ammazzerà.
Sarà un buono stimolo a lavorare.

  2  -  IL VALORE DELLA SCRITTURA
Cercare di capire la tua motivazione a scrivere potrebbe esserti alleato contro la procrastinazione. Potrebbe infatti rivelarti l'importanza che la scrittura ha per te e motivarti (o potrebbe mostrati che in realtà non è ciò di cui hai bisogno e farti smettere di perdere tempo).

  3  -  COSCIENZA DELL’ENTROPIA
Il principio per cui l’universo tende al disordine.

Ci diciamo che adesso le condizioni non sono ottimali per lavorare, ma che lo saranno presto. Ci diciamo: prima faccio questo, così dopo potrò lavorare meglio.
La procrastinazione si basa infatti sulla falsa idea che domani sarà un giorno migliore.
Beh non lo sarà, la nostra vita diventerà sempre più complessa, mai più semplice, e noi sempre più pigri. E’ l’entropia (forse non è sempre vero, ma sperare per il meglio non funziona mai).
Carver scriveva nei ritagli di tempo a lavoro usando una carriola come scrivania. E se non poteva proprio, alla domenica si dedicava a racconti che potessero essere conclusi in un solo giorno.
Abnegazione, niente scuse, il mondo è contro di te, prendine atto e affrontalo.

  4  -  ORGANIZZATI
Imposta due sveglie: una all’ora in cui vuoi scrivere e una un’ora prima.
Al suonare della prima sveglia scappa da qualsiasi cosa tu stia facendo, liberati in qualsiasi modo, evadi e comincia a prepararti per scrivere.
Al suono della seconda, scrivi, lavora.

Provaci per due volte, se entrambi i tentativi falliscono, se continuano a mancarti tempo o energie, il passo successivo è questo: Fai una lista delle priorità.

  5  -  PRIORITA’
Fai una lista delle priorità e taglia tutto ciò che si trova al di sotto della voce “scrittura”.
Decidi a cosa rinunciare per poter scrivere o rinuncia a scrivere.
Se sei fortunato taglierai le ore di fronte alla tv e le uscite nel week end e sarà abbastanza, ma a volte potresti ritrovarti a dover lasciare il lavoro o l’università o la famiglia. Può succedere.

   6 -  FAI IL MENO POSSIBILE
Armarti di buone intenzione è pessimo. 

Quel bastardo del tuo cervello al pensiero dell’enorme quantità di lavoro che sei intenzionato a fare rilascerà per tutto il tuo corpo quella schifosa sensazione di stanchezza e noia che ci fa rimandare il gravoso compito.
La soluzione sta nel non pensare affatto di voler lavorare duro.
Pensa a quale è il minimo che puoi fare e poniti come obbiettivo di farne meno.

Nel mio caso di solito mi propongo di fare qualche correzione alle frasi e mi dico che leggerle sarà più che sufficiente o alle volte mi prefiggo persino il semplice obbiettivo di rassettare gli scritti e i materiali.
Qualche volta il mio lavoro finisce davvero lì e sono soddisfatto, ma la maggior parte delle volte comincio a correggere e la voglia di scrivere dell’altro e scriverlo bene mi prende e mi fa continuare a lavorare per ore.

  7  -  SFRUTTA L’IMPETO
A volte per qualche ragione (magari perché abbiamo visto un film o abbiamo letto qualcosa che ci ha ispirato, o perché la persona della quale oggi ci siamo innamorati ha detto di trovare sexy chi scrive) ci ritroviamo con l’irrefrenabile voglia di scrivere. Il consiglio: sfrutta questa pulsione.
In quel momento possiamo anche pensare che durerà per sempre o quanto meno fino a domani. Non è così, di solito in cinque, sei ore al massimo, quel desiderio inestinguibile si estinguerà, quindi nel momento in cui lo senti, sfruttalo, non rimandare.

  8  -  PROSSIMITA’
A volte non si ha proprio voglia e persino un faldone di algebra ci sembra più attraente del nostro lavoro.
Se devi rimandare non farlo con qualcosa di completamente diverso pensando “devo staccare un po’”, ma fallo con qualcosa che ti sia utile alla scrittura o a ciò che devi fare.
Studia dei manuali, leggi, metti su un blog, segui dei corsi o guarda qualche lezione on line, fai ricerca. Insomma fa qualcosa che se non sia scrivere per lo meno ci vada vicino.
Se ti ritroverai ad esserti dedicato ad attività di prossimità per più di una settimana, sappi che è ora di cambiare metodo.

  9  -  RINFORZO POSITIVO
Che è il termine scientifico per “Ricompensa”.

Prima di cominciare a lavorare poniti un obbiettivo e un premio. Quando raggiungi l’obbiettivo, premiati.
Il premio darà di per sé una motivazione in più al tuo lavoro e a furia di premiarti ti sarai educato ai ritmi di lavoro come un topo di laboratorio viene addestrato attraverso scosse di piacere al cervello a premere i bottoni nella giusta sequenza.

NOTA: Quando si fallisce nel raggiungere gli obbiettivi non premiatevi, ma non infliggetevi nemmeno punizioni, altrimenti il cervello farà presto l’associazione: lavoro uguale dolore.

  10  -  CREA UNA ROUTINE
Precedi il momento del lavoro con le solite attività.

Diciamo che tu decida di scrivere alle ore 14.
Allora programmi prima di rassettare un po’, poi una doccia, pranzo (tutte attività piacevoli o obbligatorie) e infine lavorare. 
A furia di fare queste attività risulterà sempre più semplice far seguire all’attività immediatamente precedente, il lavoro di scrittura e a un certo punto diventerà automatico.
(Ovviamente la routine può anche essere più particolare, anziché: pulizia, doccia lavoro, potreste fare: palestra, doccia, lavoro, o cibo, sesso, lavoro, o film, chitarra, droga, lavoro ecc.)


Questi sono i metodi più efficaci che conosco per creare l’abitudine al lavoro e debellare il male della procrastinazione.

Adesso che ho ricordato come evitare di procrastinare mi è venuta voglia di lavorare, adesso o comunque oggi o sicuramente domani, o un’altra volta magari, sì, insomma, non adesso ma... 
...merda.


Se qualcuno ha altre terapie le condivida adesso, non rimandi, se ci riesce.



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CUT-UP

sabato 30 gennaio 2016











"Leggenda"
Se ti sei guadagnato questo appellativo vuol dire che hai fatto qualcosa fuori dal comune, che ti sei portato ad esempio per le generazioni future e che probabilmente sei morto.

Ma non dobbiamo dimenticare che alcune leggende sono nate nella nostra epoca e sono vive e vegete (e speriamo nella loro immortalità).

Mi riferisco a Tarantino, a Woody Allen e a uno tra i più grandi racconta storie mai esistiti, le cui opere sono riconosciute come capolavori del genere fumetto e che con "Watchmen" detiene il 17° posto nella lista stilata dal Times dei migliori 100 romanzi della storia: Alan Moore.

Trattiamo infatti di una tecnica usata da Moore e sdoganata da William S. Burroushsper per la creazione delle storie: il--


CUT-UP
Il CUT-UP consiste nel ritagliare fisicamente frasi e parole di un testo per poi riassemblarle in un nuovo testo di senso compiuto (o dal quale siamo in grado di estrapolare un senso).

Questo può essere fatto con un testo scritto da noi o con un qualsiasi altro testo di qualsiasi tipo, da una storia a un articolo di giornale, a una poesia, alle istruzioni di montaggio di un mobile.


Infatti durante l'assemblaggio disponendo i nomi e i verbi, vedrete affiorare una storia che sarete curiosi di svelare e dei cui colpi di scena rimarrete sorpresi.


A volte i racconti sono lente evoluzioni formate da impercettibili cambiamenti, il che può essere una scelta sensata per un romanzo, ma non lo è quasi mai per un film.
Con questo esercizio prenderete confidenza con il concetto di evento, cioè di un cambiamento importante in seguito ad una singola azione.


E' un puro esercizio da cui emergerà una breve storia, ma non è da escludere che emerga materiale da sviluppare in sceneggiature o racconti più articolati.

Provare per credere.




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