--
PERCHE’ IL MIEP E’ IMPORTANTE?
Tra svariati eoni l’universo sarà un gelido nulla, tra
qualche miliardo di anni il sole esploderà, tra qualche millennio la terra sarà
invivibile e tra una manciata d’anni, presto o tardi, saremo comunque morti e sarà
come se non fossimo mai esistiti.
Questo me lo disse Nicoletta Molisi. Nicoletta é la mia professoressa di storia e sta morendo. Già da un po’ di tempo, ormai.
Nicoletta non ha marito né figli. E' allergica agli animali e non si droga.
Nicoletta non ha marito né figli. E' allergica agli animali e non si droga.
Se le chiedete: “perché vivi, allora?”
Lei risponderà: “perché sono nata.”
Perché non abbiamo bisogno di un motivo per vivere.
Nasciamo programmati per farlo. In ostaggio dell’irrazionale e disperato
istinto alla vita.
Questa premessa era necessaria perché per trovare il
motivo dell’importanza del MIEP dobbiamo partire da un punto di vista sulla
vita ridotto all’osso, come quello di Nicoletta.
Fatto ciò basta rispondere a due domande e troveremo la
risposta al quesito espresso nel titolo.
La prima domanda, più noiosa e semplice:
- COSA VUOL DIRE IMPORTANTE?
Importante è un aggettivo, sinonimo di vitale,
fondamentale, cioè una qualità che attribuiamo a qualcosa senza la quale
qualcos’altro cesserebbe d’esistere.
In pratica per un pesce è importante l’acqua senza la
quale cesserebbe di esistere, come per un albero è importante la terra e il
sole ecc.
Ma cos’è importante per l’uomo?
Cosa serve all’esistenza, cioè alla vita, dell’uomo?
Una volta che ha cibo e riparo, ciò che serve alla
sopravvivenza è conoscenza: conoscenza delle tecniche per accendere un fuoco,
per coltivare, per costruire, per evitare che ci si ammazzi a vicenda, conoscenza
su come interagire con le persone, su come affrontare una particolare
situazione ecc.
Alcune di queste conoscenze possono essere veicolate
attraverso i film. E la curiosità verso di queste è una parte della motivazione
che spinge le persone ad andare a vederli.
(Anche se non ci sfugge che le conoscenze o il punto di
vista trasmesso dal film potrebbero essere erronei.)
Ma oltre a veicolare le conoscenze che potrebbero esserci
utile a vivere, il film può veicolare la vita stessa.
Lo so che sembra una dichiarazione da artistoide fanatico. Per questo occorre rispondere alla seconda domanda.
Più difficile, ma più interessante.
- CHE VUOL DIRE VIVERE?
Sì, sto chiedendo: cos’è la Vita?
La biologia ci dà diverse definizioni che si riducono a:
la vita è la condizione della materia vivente.
Che è un modo diverso di dire: la vita è vita. Che è un modo diverso di non dare una risposta.
Riformulo quindi la domanda in modo da essere più
specifico.
- QUALI SONO LE CONDIZIONI CHE CI FANNO COMUNEMENTE DIRE CHE
SIAMO VIVI?
Cercherò di rispondere prendendo sul serio una sorta di
gioco che a volte si fa da bambini. Cioè quello di chiedersi a quali dei cinque
sensi rinunciare se si fosse costretti. (Forse non è un gioco comunissimo,
ma...)
Se dovessi scegliere di rinunciare a uno dei tuoi sensi,
per prima probabilmente rinunceresti all’olfatto o al gusto.
Immagina di rinunciare ad entrambi.
Vivresti in un mondo che non odora né ha sapore.
Oltre a questo immagina di non aver mai avuto le
orecchie.
Il tuo mondo si ridurrebbe a qualcosa di silenzioso che puoi
vedere, toccare e niente di più.
A questo punto immagina di essere nato anche cieco.
Il tatto sarebbe tutto il tuo mondo, un mondo buio con
vuoti e pieni, ruvidi e morbidi, caldi e freddi, non diverso dal tuo stesso
corpo.
Eppure potresti ancora sopravvivere e sentiresti i dolori
e i piaceri del fisico.
Ora immagina di essere nato senza neppure il senso del
tatto così da non poter percepire nemmeno la consistenza e il peso de tuo
stesso corpo.
Non sentiresti l’aria entrare in bocca, né i polmoni
espandersi né il corpo rilassarsi, nessun dolore, nessun piacere.
Il tuo cervello senza alcuno stimolo a cui rispondere
sarebbe atrofizzato, incapace di sintetizzare i cocktail chimici che percepisci
come emozioni.
Così non sentiresti né gioia né piacere, né paura né
rabbia, né sorpresa né attesa, né disgusto né noia. A questo punto saresti un essere
che non sentirebbe nulla e non avrebbe così nessun modo di percepire né lo
spazio né il tempo.
Ipotizzando che sia possibile mantenere in vita un tale
essere, potrebbe questi apprezzare la differenza tra vivere un anno o cento
anni o non esser mai nato?
Questa è la mia risposta a cosa è la vita.
La vita è percezione ed emozione.
Un film può trasmettere immagini e suoni e con questi
dare persino l’idea della consistenza delle cose, ma soprattutto attraverso le
immagini e la storia può trasmettere emozioni, a volte persino più forti di
quelle che si esperiscono fuori dal cinema.
Ed infatti è proprio l'esigenza a vivere, l'esigenza di provare emozioni, la motivazione principale che ci spinge a vedere i film.
Ed infatti è proprio l'esigenza a vivere, l'esigenza di provare emozioni, la motivazione principale che ci spinge a vedere i film.
Immagino che un giorno esisteranno delle figure che
potrebbero essere chiamate “Emotion Designer”, persone che grazie a un
caschetto elettrico o ficcandovi una flebo nel braccio vi serviranno in vena
sensazioni per prima di piacere, intervallate ora da un pizzico d’ansia ora di
spavento, poi entusiasmo, per finire con una gioia rilassante, calibrati per una
serata da soli o coordinati con gli ospiti per una serata in compagnia.
A quel punto probabilmente l’intero mondo dell’intrattenimento
sarà ridotto a questo.
Ma fino a quel momento l’irrazionale e disperato istinto
alla vita e cioè alle percezioni e alle emozioni, ci porterà a uscire per
andare al bar o a fare quattro chiacchiere con le amiche, a guardare lo sport
tifando per qualche squadra, a iscriverci a lezioni di scherma o a seguire un
corso di yoga e infine a guardare film e a drogarci in qualsiasi altro modo
possibile.
Se siete riusciti ad arrivare in fondo a questa lettura
avete: la mia ammirazione; perso dieci minuti di tempo; e spero anche la
risposta alla domanda del titolo.
Adesso che abbiamo precisato l’importanza del MIEP e rivelato
il senso della vita, possiamo tornare alla sceneggiatura.
POETICA |
Nessun commento:
Posta un commento